Giornata Mondiale del Cane

Sul pavimento di una delle diaetae (verosimilmente il triclinio estivo) della celebre Villa del Casale di Piazza Armerina è composto un magnifico mosaico (di cui nessuna tessera misura più di 4 millimetri 1) datato all’inizio del IV sec. d.C.. 2, detto della “Piccola caccia”, che si articola su ben cinque registri e non meno di dodici scene disposte con ordine e simmetria su tutta la superficie.

Mosaico Piazza Armerina
Mosaico IV d.C. proveniente dalla Villa del Casale di Piazza Armerina (EN)

Il primo registro, in alto, ci mostra un battitore che conduce al guinzaglio e poi libera due cani che prendono ad inseguire una volpe.

Nel quarto registro, a sinistra, un cane azzanna una lepre, mentre a destra un cavaliere, con un venabulum ne infilza un’altra nascosta in una macchia d’alloro.

L’ultimo in basso, il quinto, ci presenta da un lato la cattura dei cervi ormai intrappolati in una rete e dall’altro un cinghiale colpito nel momento in cui sta per avventarsi su un giovane rimasto ferito a terra.

E’ la descrizione di una venatio fra amici, che prima di intraprendere la battuta sacrificano alla dea Diana (secondo registro) e, dopo la battuta (terzo registro), seduti in una radura, all’ombra di un parapetasma (un velo) rosso steso fra gli alberi, si accingono a consumare la selvaggina catturata.

Compaiono 12 cani, ma considerato il loro mantello (uno nero e l’altro fulvo) si ha motivo di ritenere che quelli che partecipano alla battuta di caccia siano in realtà soltanto due.

dettagli

 Esaminandoli ancor più da vicino, notiamo che hanno la testa lunga e stretta, il muso a punta, gli orecchi tesi e la coda lunga. Appaiono inoltre ubbidienti e particolarmente leggeri e veloci. Indubbiamente versatili, sono utilizzati per la caccia alla volpe, alla lepre, al cinghiale …

Si tratta del cane cirneco, secondo alcuni discendente dal lupo abissino, secondo altri un incrocio con lo sciacallo africano.

Conosciuto come “cirneco dell’Etna” perché ritenuto endemico della Sicilia, è in realtà un cane africano antichissimo, che compare in armonia con l’uomo cacciatore in una pittura rupestre dei Monti Tassili (Algeria)[a] già 7000 anni prima di Cristo.

Poi divenne il cane “Tesem” dei Faraoni: un’iscrizione risalente alla VI dinastia (2345–2181 a. C.) nella necropoli di Giza riporta: “Il cane da guardia di sua maestà. Abutiu è il suo nome. Sua Maestà ordinò che egli fosse inumato, che fosse posto in una bara (tratta) dal tesoro reale, (con) fine lino in quantità (e) incenso. Sua Maestà pose un profumato unguento e (ordinò) che la tomba fosse costruita dalle squadre dei suoi muratori. Sua Maestà (ordinò) che egli fosse onorato davanti al grande dio Anubis”[b].

I Greci lo conoscevano come il cane “cirenaico” (donde la parola “cirneico”) e lo associavano ad Artemide (Diana per i Romani) e alle cacce in suo onore [c]. In Sicilia fu portato dai Greci e dai Fenici.

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Note:

1. Questo dato, più lo sfondo color sabbia, più il tema, la modalità della composizione e il tipo di scene fanno ritenere che l’opera sia di maestranze nordafricane (cfr. molti simili mosaici tunisini e algerini)

2. Secondo alcuni studiosi, il personaggio che compie il sacrificio è Costanzo Cloro (augusto d’Occidente dal 305 al 306), riconoscibile dal confronto con alcuni sesterzi, e alle sue spalle c’è il figlio e futuro imperatore Costantino. Il personaggio a destra dell’ara è stato identificato con Massenzio, perché strabico e per l’ornato della tunica.